“C’era una volta” vuole essere un documentario nato dalla esperienza di chi scrive e dai racconti raccolti tra persone più o meno anziane. Per chi ha in qualche maniera vissuto molte delle esperienze riportate, sarà un modo di ricordare, di rimpiangere, di sorridere; per i giovani sarà un diventare eruditi di tante storie, di tante realtà, cui potranno avvicinarsi con interesse e forse anche con divertimento. Sono sicura che tutti coloro che scorreranno queste pagine le troveranno incomplete e che avrebbero da suggerirmi chissà quanti altri ricordi ed argomenti. Per me è un godimento narrare ed una commozione il ricordare, perciò scrivetemi pure, sarà un sorriso che mi avrete donato.Anche di un altro fatto mi devo scusare: quello di aver usato tanto spesso vocaboli e denominazioni venete. Ho sangue lombardo, ma sono nata a Padova e ne conosco il bellissimo dialetto, che vedo con dolore così poco usato e considerato quasi con spregio. Esistono pubblicazioni che presentano e traducono in lingua i vocaboli e le espressioni venete. Per parere mio, dovrebbero essere libri di studio da introdurre nelle scuole di ogni regione, ciascuna per il suo dialetto. Ecco l’ultima scusa che devo porgere. Ho cercato di suddividere la mia narrazione in capitoli riguardanti i vari argomenti; mi è riuscito tuttavia difficile e spesso impossibile tenermi sempre sullo stesso filo del racconto. Qualche volta infatti l’esposizione di un “mestiere” finisce con il collocarsi tra le righe dell’argomento “moda” o con quello riguardante le pulizie. Ali è riuscito inevitabile. Motivo di evasione dall’argomento sono anche molti episodi che mi è piaciuto di tanto in tanto di introdurre. Ho cercato sempre di passare dalla rievocazione dei tempi più o meno remoti al confronto con i presenti da noi vissuti. Non mi resta che augurarmi di offrirvi un ‘ora di serenità.