Pagg. 144
Cm. 14x21
ISBN 9788888852973
Giovanni Lugaresi ha scritto:
Dalla sconfinata distesa dei terreni erbosi, fra alberi e coltivazioni, di Campagnola di Brugine, arriva periodicamente quella memoria storica di nome Luciano Favorido. Pittore intenso e delicato, dal segno forte e fine, Favorido appartiene a quella “categoria” di artisti che trovano completamento, per così dire, nella pagina scritta. Così, di quando in quando, fra la Bassa Padovana e i Colli Euganei, ecco apparire un racconto lungo, bozzetti vari, con ambienti e personaggi, colori e umori autentici all’insegna di un mondo estinto, o comunque in via di estinzione, che resterà soltanto, appunto, per merito di indagatori e “cantori” come lui. Ricordi personali e memorie orali di vecchi di famiglia, o di vicinato, o ancora di paesi, costituiscono il sostrato delle pagine narrative di Favorido. Così è anche per questo “ricordo” intimo, personale, di tempi lontani, quando il Natale e le feste, nelle nostre campagne soprattutto venivano vissuti con semplicità, ma con fede e con intensità di affetti; il tutto, condito dagli stupori che accompagnavano piccoli, spesso poveri, doni.
G.Lugaresi
Prefazione di Paolo Tieto
Luciano Favorido ama alternare al pennello la penna, idealmente una cannuccia con pennino a campanile, per vergare fatti e storie del tempo passato, di quando le donne coprivano il proprio corpo
con grandi scialli neri e gli uomini s’avvolgevano in ampi morbidi mantelli. Anche la narrazione riportata nelle pagine seguenti è in sostanza di quei tempi; una storia in cui il lettore,
scorrendo con l’occhio tra le righe, è libero di varcare i confini tra i vari ambiti, ovvero quello della più chimerica fantasia e quello dei reali, autentici accadimenti di un’era relegata però
da tempo ormai a mero ricordo.
L’esemplare contegno e la leale fedeltà di Antonella, come anche l’istintivo e intenso amore di Faustino, sono infatti, in pratica, una vicenda più che dei nostri giorni del tempo andato; un
episodio unico, fiorito sommessamente sullo sfondo dapprima delle rigogliose campagne del piovese, tanto care a quei tempi al poeta Diego Valeri e allo scultore Stefano Baschierato, e
successivamente tra i dolci pendii degli Euganei, in un borgo immortalato fin dal Trecento dalla presenza del sommo Petrarca. Due splendidi luoghi di cui lo scrittore pone continuamente in
rilievo le innumerevoli bellezze naturali, giustamente a corona degli ideali affetti e della reciproca stima nutriti dai due personaggi principali della narrazione. Evidentemente, intorno ad essi
ruotano di continuo numerose altre figure, maschili e femminili, ognuna ben ritagliata nei propri caratteri somatici e più ancora in quelli di ordine morale. Tra le tante spicca in modo tutto
particolare quella del padre di Faustino, uomo all’antica, aggrappato ai valori tradizionali della vita, che sogna per il proprio figlio un futuro sereno e tranquillo sotto ogni aspetto, sia
economico sia amoroso. Ma poi ancora talune persone del Pievado e di Arquà, che l’autore ha riportato da effettiva realtà a personaggi di contorno del racconto, mantenendone ogni specifica
particolarità, tanto di ordine morale quanto di aspetto fisico, per cui, progredendo nella lettura, si ha sempre più l’ impressione di essere in compagnia di amici, di ritrovarsi in casa
propria.
Sono giustamente questi aspetti a rendere accattivante il libro, a farne dilettevole la lettura; nulla infatti riesce caro all’essere umano più di quanto gli si rivela vicino, anzi gli è proprio,
al punto di identificarvisi, di farne un tutt’uno con se stesso.
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