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Il gruppo GeMS si compra Newton-Compton: ottimizzazione editoriale o pesce grosso mangia pesce piccolo?

Continua il balletto tra i gruppi editoriali italiani, in un mondo, quello del libro, molto piccolo e molto frazionato. Dopo il grande inizio delle danze, dato dall'acquisto di RCS libri da Mondadori nel 2015, che ha comportato l'espunzione di Adelphi, Marsilio (ora al 55% di proprietà Feltrinelli) e Bompiani. Quest'ultima ha fatto arrabbiare la sorella di Vittorio Sgarbi, Elisabetta, una vera regina di eleganza, che ha deciso di far nascere La Nave di Teseo (copiando il nome... e qui già partiamo benissimo) con i libri del socio Umberto Eco tanto per partire, e per poi acquistare Oblomov e Baldini & Castoldi. Vedremo come andrà...

Ma tornando al titolo iniziale, il gran ballo dell'editoria continua appunto con l'acquisizione della maggioranza della casa editrice Newton-Compton, notissima negli ambienti librai per la sua politica low cost decisamente aggressiva, e che ha portato alla ribalta casi come Matteo Strukul e Marcello Simoni. Intelligente il meccanismo adottato per rilevare Newton-Compton: cariche inalterate, dato che “squadra che vince non si cambia”, ma il 51% a GeMS, dunque se la squadra iniziasse a perdere si comincerebbe a cambiare i giocatori.

Come mai il Gruppo editoriale Mauri Spagnol si è pappato un'altra casa editrice, la diciannovesima del suo entourage? I motivi sono molti, ed è facile spiegarli. In primis perché GeMS ha già completato la “filiera verticale”, ovvero dalla tipografia alla distribuzione (con Messaggerie, il primo distributore nazionale, che fa parte del gruppo), alle librerie finali (con IBS, i franchising Ubik e i Libraccio). Dunque l'unico modo per espandersi è “in orizzontale”, ovvero andando a coprire quanto più possibile le categorie commerciali del mercato, e al suo attivo aveva solo TEA nel low cost, ma quest'ultima si occupa solo di pubblicare in paperback i successi che le altre case editrici del gruppo avevano due anni prima pubblicato in cartonato... Dunque in questo modo si espande ulteriormente l'offerta, arrivando a consolidarsi come il secondo gruppo per vendite totali di libri in volume e in valore, ma anche se possibile copiare le possibili strategie low cost, nonché infine ottimizzare la logistica distributiva e promozionale.

 

 

 

In questo modo, nel low cost, GeMS arriva a essere competitiva anche in un settore dove mostrava il fianco a Giunti, terzo competitor nazionale e specializzato anch'esso soprattutto sulla saggistica a basso costo e la narrativa fuori diritti.

D'altra parte, forse si cerca di recuperare un po' di redditività e di “mascherare” il disastro atomico che sta succedendo, un po' sottotono, a Stradella.

Eh sì, vogliamo farne un riassuntino?

Vediamo... dopo la fallimentarissima gestione Feltrinelli, il secondo distributore nazionale di allora, PDE, fu mangiato per un pugno di mosche da Messaggerie (Gruppo GeMS), che non vedeva l'ora di allargarsi e diventare il primo assoluto distributore nazionale con il 60% dei libri in commercio movimentati. E qui l'antitrust nulla disse... vabbè. Dopo aver rilevato PDE, il gigante decise di chiudere Landriano e ottimizzare tutto a Stradella, nella “città del libro”, vicino (convenientemente) al suo amico Amazon. Stessa cosa, a stretto giro di posta, fece Mondadori, creando dunque una mostruosa concentrazione libraria in una piccola cittadina dell'oltrepò pavese.

Ma se un'azienda avesse un core business nella distribuzione, cosa succederebbe se decidesse di subappaltarlo? No, dico, è come se un bar subappaltasse a degli esterni la macchina del caffè...

E sapete cos'è successo?

Che le cooperative assumevano in nero o pagavano in valuta romena (!), che sono state scoperte e, dopo un sospettissimo incendio scoppiato proprio negli uffici di Ceva, sono susseguiti scioperi e arresti... Da qui la decisione di riaprire Landriano, con un trasloco tragico che si sarebbe dovuto concludere al 31 dicembre ma che risulta essere ancora in corso. Se quindi oggi il 60% dei libri è movimentato con un tempo medio di evasione dell'ordine di dieci giorni, non si lamenti poi “il mercato del libro” se l'utente finale decide di rifornirsi da Amazon, contribuendo dunque alla sparizione sempre più veloce delle librerie indipendenti.

Aggiornamento del 6 marzo 2019

Proprio il giorno successivo alla pubblicazione del nostro articolo, Repubblica fa uscire un approfondimento molto simile a riguardo dello sciopero in atto a Stradella... ;-)

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