È incredibile scoprire che il più grande editore d'Italia è nato a pochi chilometri dal mio paese di nascita... tra Bondeno (il mio) e Poggio Rusco (di Mondadori) c'è davvero poca distanza.
Oggi, 8 giugno 2022, sono 51 anni che è scomparso l'inventore dell'editoria italiana moderna, e il fondatore del più grande gruppo editoriale italiano per quanto riguarda libri e periodici.
La sua storia è avventurosa: nasce il 2 novembre 1889 da una famiglia molto povera di Poggio Rusco, da un padre analfabeta, calzolaio ambulante, poi titolare di un'osteria. Lo stesso Arnoldo riuscirà a malapena a terminare le scuole elementari, ma già da ragazzo aiuta prima il padre, poi una drogheria del suo paese, dove diventa in breve noto per la sua parlantina e la sua straordinaria capacità di venditore.
Poi va a Mantova a fare lo scaricatore, il garzone, il venditore ambulante, fino ad approdare a Ostiglia in una cartoleria-tipografia, dove molto presto si prodiga a stampare la sua prima pubblicazione: una rivista di propaganda socialista titolata “Luce”. Anche grazie a essa, conosce Tomaso Monicelli (padre di Mario Monicelli), con il quale fonda la sua prima impresa “La Sociale”, rilevando anche la cartoleria.
Durante la Prima Guerra Mondiale cerca di entrare nel promettente settore dei libri scolastici, ma nel frattempo riesce a ottenere dallo Stato Maggiore le commesse per la stampa di due giornali illustrati per i soldati al fronte: “La Girba” e “La tradotta”.
Cercando sempre nuovi soci per ampliare l'attività, Mondadori riesce a fondersi prima con la tipografia Franchini di Verona, poi si accorda con il senatore Borletti (industriale tessile) per riuscire ad avere da un lato notevoli, nuove disponibilità finanziarie, e dall'altro i contatti politici con il nascente potere fascista, cosa che gli permetterà in seguito di avere grandi commesse editoriali.
Cominciano qui i grandi successi editoriali, tra cui nominiamo: Il giornalino della Domenica, l'Enciclopedia dei Ragazzi, tutte le opere di Gabriele D'Annunzio, la biografia “Dux” da parte di Margherita Sarfatti, tutti i libri scolastici dell'educazione fascista dal 1928 in poi, i Libri Gialli (nome con cui ancora oggi in tutto il mondo si identificano i libri di quel genere), le enciclopedie a fascicoli, le opere di Simenon, Trilussa, Pirandello, Topolino (!), le riviste Grazia, Epoca, Panorama, le opere di Ernest Hemingway, le collane Urania, Oscar Mondadori, I Meridiani.
Gli anni della Seconda Guerra sono impegnativi per Mondadori, che vede requisirsi stabilimenti e aziende, fino a doversi rifugiare in Svizzera nel 1943, dove rimane fino alla fine del conflitto. Un altro conflitto però si apre in casa, con suo figlio Giorgio, fervente antifascista, che gli chiede di schierarsi contro il Regime. In risposta, Arnoldo sottolinea la natura commerciale, e non politica, della sua azienda, ribadendone la distanza dall'adesione all'una o all'altra ideologia. (?)
Che sia vero o no, poco importa ormai: nel Dopoguerra riprende le redini aziendali, ricostruendo gli stabilimenti e apportando sempre novità tecniche e produttive, fino a fondare a Verona una delle tipografie più avanzate in Europa grazie ai fondi del Piano Marshall (oggi ancora esistente: la Elcograf).
A distanza di più di cinquant'anni dalla sua dipartita, ancora oggi il mondo editoriale guarda a Mondadori come uno degli innovatori più spinti e coraggiosi della sua storia recente. E c'è ancora tanto da imparare, anche da parte nostra. ;-)
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