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Angela Flori e "Se puoi, vieni a baciarmi quando torni"

Angela Flori con in mano il suo ultimo libro "Se puoi, vieni a baciarmi quando torni"

Abbiamo chiesto ad Angela Flori di parlarci brevemente del suo ultimo libro uscito per Panda Edizioni. Vediamo cosa ci ha risposto:

 

Come è nata l’idea di questo libro?

Il libro è nato da un racconto in cui avevo scelto di parlare degli ultimi, degli invisibili che incontriamo nelle città e facciamo finta, spesso, di non vedere. La loro vita ci scorre davanti agli occhi come la loro morte. Igea però è un’investigatrice. Lei deve guardare. Rovistando in mezzo all’intimità, i fallimenti, la povertà, il degrado troverà la forza di smascherare se stessa. Quel bozzolo di racconto si è perciò dilatato generosamente facendo spazio a lei e alla sua storia.

Per quanto mi riguarda la narrativa non deve farsi moralista, ma non può rinunciare a presentare una verità che parta, a volte, anche dagli aspetti sgradevoli del mondo.

 

Cosa si racconta nel libro e “in che stile”?

Le pagine svelano, una dopo l’altra, la storia di Filippo, un senzatetto che viene trovato morto in una stazione della metropolitana di Roma. Per far luce sull’omicidio, l’investigatrice Igea si trova a condurre una doppia indagine - di omicidio e di abuso - che la mette in crisi, obbligandola a fare i conti con il proprio passato.

Ho scelto di adottare una voce narrante eterodiegetica, cioè una terza persona che mi consentisse la libertà di incursioni nei pensieri e nel cuore di tutti i personaggi. La focalizzazione, però, vale a dire il punto di vista, è interno e appartiene a Igea, donna complicata, dal passato difficile. Attraverso lei i lettori “sentiranno” il groviglio di emozionalità che Igea tenta di soffocare dentro di sé. Igea agisce sempre per amore, in nome di un vuoto che le ha lasciato la famiglia e che lei si sforza di riempire. Il romanzo ha l’impostazione di un giallo, però è anche una storia di formazione.

Ho cercato una prosa elegante, il lessico curato. Anche nei contesti più degradati che rappresento il registro non risponde mai ai criteri dell’hate speech, non ha valenza mimetica.

 

Come è stato vincere il Premio Giorgione e che ricordi porti nel cuore?

Il Premio Giorgione mi ha stregata. Ricordo la serata di proclamazione, l’atmosfera elegante del teatro di Castelfranco, l’attore che iniziò a leggere il mio incipit, le parole che una dopo l’altra riconoscevo mie, l’euforia di sapere che Igea aveva vinto, ce l’aveva fatta. Ricordo persino la soddisfazione di spiare i visi di chi mi sedeva accanto e in silenzio ascoltava la voce dell’attore che era la mia. Quando fu pronunciato il mio nome, sono corsa sul palco. Di questo poi mi sono rimproverata: avrei voluto godermi fino in fondo quel piacere sottile.

 

A chi consiglieresti di leggere questo libro?

Consiglierei “Se puoi, vieni a baciarmi quando torni” a chiunque abbia voglia di leggere un giallo dalla carica eversiva, visto che l’indagine è fatta su un cadavere ma anche sulle zone d’ombra, i pantani, i confini e i limiti, la complessità degli esseri umani. Quando ho pensato al titolo mi sono interrogata se il sintagma “vieni a baciarmi” potesse far pensare all’ennesimo libro di narrazione femminile. Ma ho accettato il rischio e non ho eliminato queste parole che nel romanzo hanno direttamente a che fare con l’attesa di ricompensa affettiva che caratterizza a vario titolo tutti i personaggi del libro. Perciò no: il romanzo NON è una vicenda d’amore e d’innamoramento, NON è una scrittura femminile, ma una storia contemporanea che parla di tutti, uomini e donne, e a tutti può essere raccontata.

 

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