Abbiamo chiesto a Fabio Pilato di parlarci brevemente del suo ultimo libro uscito per Panda Edizioni. Vediamo cosa ci ha risposto:
Com’è nata l’idea di questo libro?
Nasce dalla frase di Mario Francese, giornalista ucciso barbaramente da cosa nostra, che costituisce l’esergo del libro e viene ripetuta nel corpo del racconto: “studia le carte ma parla con la gente”. Mi piaceva l’idea di rendere in qualche modo omaggio ai giornalisti coraggiosi che hanno perso la vita semplicemente per avere svolto il proprio lavoro, e che oggi sembra siano finiti nel dimenticatoio. Man mano che scrivevo mi accorgevo che il racconto sembrava vivere di luce propria e si è quasi spontaneamente sviluppato nel romanzo che possiamo leggere oggi.
Il testo è corposo, si tratta di più di 460 pagine: è stato lungo scriverlo?
Corposo, ma scorrevole (almeno spero). ll romanzo ha avuto una gestazione di due anni, innanzitutto perché ho dovuto conciliarne la scrittura con il lavoro che non lascia molto tempo a disposizione, e in secondo luogo perché alcuni richiami storici hanno implicato una consultazione di fonti non sempre agevolmente reperibili.
Come mai un magistrato si cimenta in un’avventura editoriale? Com’è riuscito a ritagliarsi il tempo per stendere il suo testo?
Sono i miracoli della scrittura creativa che consentono di liberarsi dai vincoli del tecnicismo giuridico e abbandonarsi alla pura fantasia per elaborare e trasmettere un messaggio culturale. Come dicevo prima, il lavoro non lascia molto tempo a disposizione e il testo è stato scritto essenzialmente di notte, nelle pause domenicali e durante le ferie.
Ci può descrivere la sensazione che ha provato aprendo il pacco contenente le prime copie del suo libro?
È stata un gioia vissuta in modo quasi adolescenziale, prima per l’attesa poi per l’emozione provata nell’aprire la scatola e vedere la bellissima copertina che è stata scelta dai followers.
A chi consiglierebbe la lettura del suo libro?
Credo che questo libro possa essere letto da tutti perché presenta molte chiavi di lettura, alternando momenti seri e di riflessione a momenti di leggerezza: oltre all’avventurosa inchiesta giornalistica su questa terribile loggia massonica, si racconta della storia d’amore fra il protagonista e la sua bella Ludovica, e della storia di profonda amicizia che lega i tre giornalisti d’inchiesta.
Il libro ha assunto il vestito di un thriller ma, come bene ha detto Giulio Francese che mi ha dato l’onore di presentarlo alla Casa del Cinema di Taormina, in realtà è un viaggio dentro l’animo umano, alla scoperta del bene e del male. È un libro dove “sentimenti puliti” – quali desiderio di giustizia e verità, l’amicizia fraterna, gli aneliti dello spirito e l’umiltà di alcuni personaggi – si confrontano con i “sentimenti sporchi” – congiure di palazzo, brame di potere e di arricchimento illecito.
In altri termini, si tratta del famoso tema letterario del “doppio” o delle “idee doppie”, dove bene e male, vizio e virtù si annidano nell’animo umano e ci costringono quotidianamente a delle scelte di campo.
Quindi, è un libro che, senza alcun dubbio, consiglio a tutti.
Scrivi commento